Letteratura e grandi autori contemporanei nelle scuole
Nelle scuole italiane si studiano (giustamente) i grandi autori del passato, ma quanto conoscono i nostri ragazzi di letteratura contemporanea? Poco, decisamente troppo poco!
Gli studenti delle scuole italiane (medie e superiori) spesso non solo non hanno mai letto nulla di autori come Moravia, Calvino, Bassani, Pasolini, Pratolini, Volponi, Silone, Luzi, Pontiggia o Tabucchi, ma non sanno neppure chi sono e spesso i loro nomi non suggeriscono proprio nulla. C’è il vuoto più totale.
Non si tratta solo di un problema didattico, ma culturale e sociale, non conoscere questi autori significa non aver approfondito temi importanti come politica, religione, povertà, malattia e immigrazione, tema molto attuale, ma spesso caratterizzato da discussioni che denotano l’assenza di solide basi culturali.
Quando Moravia era in vita scrivevamo di lui che si sarebbe guadagnato almeno un capitolo (non un paragrafo) nei testi scolastici, la realtà dei fatti oggi è tristemente diversa.
I professori non hanno colpe, spesso avvertendo comunque una certa responsabilità, lamentano quindi di avere poco tempo per arrivare con i loro programmi alla contemporaneità (questo peraltro non vale solo per la letteratura, ma anche per la storia). In alcuni casi e sotto certi punti di vista è vero, in altri forse ci sono anche scelte politiche, culturali e sociali non sempre illuminate. Di sicuro la bassa attenzione alla valorizzazione degli autori contemporanei è un diffuso problema culturale con il quale il nostro paese deve fare i conti. Gli scrittori del nostro Novecento hanno parlato di temi complessi e spesso veramente scomodi, come razzismo, comunismo, lavoro, diritti umani, cristianesimo, islam e terzo mondo. Temi non facili da trattare e sui quali ci sono differenti sensibilità. C’erano all’epoca e ci sono ancora oggi.
La scuola dovrebbe mostrare diversi punti di vista e far crescere e scegliere i ragazzi con la loro testa. Una sfida senza dubbio molto complessa, per svariate ragioni. Un giovane che non conosce Primo Levi rischia di non capire la tragedia dei lager nazisti, uno che non legge Volponi perde un importante punto di vista sull’immigrazione e rischia di dimenticare o di non scoprire mai, che ad immigrare nel recente passato siamo stati noi italiani, spesso spostandoci dal sud al nord, ma anche cercando fortuna all’estero, con dinamiche non tanto diverse da quelle di parte dell’immigrazione contemporanea, che fa quotidianamente notizia e suscita accessi dibattiti ed infinite polemiche.
Un più attento e completo insegnamento della letteratura contemporanea nelle scuole potrebbe aiutare molto a formare i ragazzi rendendoli cittadini più consapevoli e non solo più colti. Dovrebbero iniziare a pensarci al MIUR.