Niente merendine a scuola: il “divieto” nell’istituto di Sulmona
Mentre diversi membri del Governo discutono al fine di introdurre una tassa sulle merendine, arriva il primo divieto all’interno di una scuola di Sulmona. Anche se di divieto non si può davvero parlare!
La voce di una tassazione ha spaccato in due il nostro Paese. Da un lato ci sono i sostenitori, che la ritengono una scelta utile per incentivare l’alimentazione sana. Dall’altro gli oppositori, che la trovare una triste trovata che limita la liberà di acquisto di determinati prodotti.
E’ vero però che, come dimostrano tanti Paesi nel mondo, è lo Stato a doversi interessare dei propri cittadini, sostenendo le corrette abitudini a tavola. Soprattutto educando i più piccoli. Ed è quello che ha voluto fare la dirigente scolastica dell’istituto Lombardo-Radice-Ovidio di Sulmona. Nella scuola si consiglia quindi non portare merendine, per educare i giovani. E al tempo stesso spiegare che il cibo spazzatura non è ideale in una dieta sana.
Qual è la situazione nel resto d’Europa
Ma non è solo l’Italia a trattare questo argomento, perché vi sono altri Paesi europei che hanno deciso di percorrere questa strada. Finlandia e Ungheria, per esempio, hanno ottenuto un ottimo risultato. E’ stato netto il calo dei consumi di certi alimenti considerati junk food. Mentre si è sviluppato l’uso, anche da parte dei più piccoli, di ingredienti sani.
Bisogna precisare che la cosiddetta sugar tax, vuole tassare le bevande zuccherate, i cibi ricchi di grassi insaturi e non solo le merendine. In Francia invece, dopo un primo momento di calo sulla vendita delle bevande zuccherate, la situazione sarebbe tornata al livello precedente. E che dire della Danimarca, dove il calo c’è stato, ma ha portato anche a un crollo dei posti di lavoro. Per questo i cittadini si spingevano in Germania per effettuare i loro acquisti, per evitare di pagare l’imposta.
Già nel 2014-2015 vennero pubblicati due report firmati dall’Unione Europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Al loro interno si mostravano pro e contro di questa scelta di tassazione sul cibo “poco sano”.
Scatta la “guerra” di merendine a scuola
Che ne sarà quindi dell’Italia? E’ ancora presto per parlare dell’effetto che potrebbe avere la tassazione in questione. Ma bisognerebbe iniziare a fare informazione dall’interno, imitando il comportamento mostrato dalla direttrice della scuola di Sulmona. In alcuni istituti italiani, da tempo non si forniscono merendine, ma bensì distributori automatici con pane e pizza. L’obiettivo è quello di educare i giovani alle corrette abitudini alimentari, evidenziando poi i benefici.
Si potrebbero quindi aprire le porte all’educazione per una sana alimentazione, che cammina di pari passo con una campagna di rispetto della Terra e dell’ambiente. In questo senso si arriverebbe all’eliminazione delle bottiglie di plastica, da sostituire con borracce personalizzate per gli alunni.
In conclusione, nell’attesa di capire che ne sarà di questa “tassa sulle merendine” sarebbe opportuno strutturare una campagna ottimale che parta dalle scuole. In questo modo si eviterebbero difficoltà strutturali, nel riuscire a proporre una tassa che sia prima di tutto equa.