Quota 100: pensioni a rischio nel mondo della scuola
Quota 100 per molti lavoratori (anche della scuola) è stata vista come una grande opportunità, da cogliere al volo per andarsene in pensione, per alcuni però rischia di riservare gran brutte sorprese. Tutti ricordano il caso degli esodati, dovuti alla Legge Fornero e che dal 2012 è stato affrontato con le cosiddette clausole di salvaguardia. Quella degli esodati, ovvero di persone lasciate senza stipendio e senza pensione è una pagina buia della nostra più recente storia repubblicana, un errore che non si dovrebbe più ripetere, ma purtroppo pare che la lezione non sia affatto bastata.
Ora sono a rischio le pensioni di un centinaio di torinesi impiegati nella scuola, sia docenti che amministrativi. Questi lavoratori rischiano di vedere la loro pensione slittare di ben un anno a causa dei ritardi, da parte dell’Inps, nella gestione delle loro pratiche per la Quota 100.
Dopo l’allarme sono arrivate rassicurazioni e smentite, come spesso capita in casi simili, ma dall’ufficio scolastico provinciale arrivano dati tutt’altro che rassicuranti, il problema è sostanzialmente confermato. Si parla di 150 persone che non sono ancora certe di poter smettere di lavorare avendo in tempi rapidi e certi la loro pensione, quella a cui hanno pieno diritto. Il problema riguarda insegnanti e personale tecnico e amministrativo che dopo aver regolarmente presentato domanda di pensione con Quota 100 non hanno ancora avuto dall’Inps una risposta che possa considerarsi definitiva e vivono quindi una surreale situazione di incertezza.
Il personale Inps lavora alacremente per affrontare una mole aggiuntiva di lavoro molto rilevante e stessa cosa fanno le segreterie scolastiche, ma evidentemente le risorse non bastano e spesso i nuovi arrivati non sono opportunamente formati. Intanto il provveditorato ha deciso di non inserire i posti dei 150 torinesi tra quelli selezionabili da chi otterrà quest’anno un posto a tempo indeterminato nella scuola. Un segnale piuttosto netto, evidente e tutt’altro che positivo.
Il lavoro è un diritto e uno dei pilastri su cui si fonda la nostra costituzione repubblicana, eppure troppo spesso viene sminuito, dimenticato e oltraggiato. Dopo una vita di lavoro al servizio della collettività è indecente che un lavoratore non sappia se, come e quando potrà andare in pensione. Bisognerebbe, da più parti, in primis sul fronte politico, prendersi maggiori responsabilità e iniziare a guardare ai lavoratori non solo come a dei numeri, ma come a persone, che non vanno corteggiate solo in campagna elettorale, ma rispettate e supportate al meglio durante tutto l’anno.