Il ruolo educativo dell’arte contemporanea a scuola
L’arte contemporanea può avere un effetto formativo? Fare arte contemporanea tra i banchi di scuola e magari già alla primaria, può aiutare i processi educativi?
Ghandi diceva «Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo» e questa bella frase campeggia all’ingresso della scuola elementare di Gambara, in provincia di Brescia. Questa scuola ha lanciato l’interessante progetto «Una scuola fatta ad arte», iniziato circa due anni fa, quando gli alunni hanno scoperto le opere Solomon LeWitt, artista americano, esponente dell’arte minimalista e concettuale. Quella di Sol LeWitt è un’arte geometrica, semplice, immediata e spesso colorata, perfetta per essere apprezzata, ancor più che compresa, dai più giovani, che ne colgono la componente decorativa.
Trovando le opere di LeWitt affascinanti, i bambini scrissero, con l’aiuto degli insegnanti, una lettera all’allora sindaco Ferdinando Lorenzetti per chiedere di poter decorare la loro scuola con murales in quello stile. L’idea piacque e nel progetto vennero coinvolti oltre agli alunni, anche genitori ed insegnanti. Non fu immediato e facilissimo superare difficoltà burocratiche, operative e organizzative, ma alla fine il risultato fu quello sperato, anzi per molti versi superiore alle iniziali aspettative. Una scuola più bella, più colorata e più partecipata giova a tutti, in particolare proprio ai più piccoli.
Spesso le scuole italiane sono fatiscenti e devono fare i conti con l’incuria se non con veri e propri atti di vandalismo. Pensare ad una scuola diversa è possibile, un luogo dove si lavori assieme per creare bellezza, per fare cultura, nel senso più autentico.
Lo studio dell’arte spesso viene svilito notevolmente nella scuola italiana, ma questa disciplina ha molto da insegnare. Non ci si aspetta necessariamente che i piccoli artisti di Gambara continuino a dipingere, ma hanno avuto modo di vivere una bella esperienza e di appropriarsi un po’ di più della loro scuola, contribuendo a renderla più bella.
Il mondo ha una grande bisogno di arte e più in generale di bellezza e di emozioni positive, se si riesce a coltivare tutto questo fin dall’infanzia si può senza dubbio sperare di costruire per il futuro una società migliore. La scuola di Gambara non è sola, lungo tutta la penisola altri istituti scolastici propongono iniziative simili, quello che è interessante nel bresciano è che l’idea sia nata proprio da un desiderio degli alunni. Una dimostrazione che la propensione al bello e alla creatività è qualcosa di innato. Spesso ce ne dimentichiamo e anziché coltivare questi interessi ed attitudini la scuola finisce per sopprimerli. Un grave spreco.